giovedì 12 febbraio 2009

intervista ad un grande matematico

Per la prova P03, Profilo di un grande matematico, ho pensato di proporre un matematico dei nostri giorni: MARCUS DU SAUTOY.


Marcus Du Sautoy, nato a Londra il 26 agosto 1965, è professore di matematica all’Università di Oxford e membro onorario dell’All Souls College. Fa parte della Royal Society University Research per la comunicazione scientifica e del Waldham College. Indicato dall’Indipendent on Sunday come uno degli scienziati britannici di punta, ha vinto nel 2001 il prestigioso Berwick Prize della London Mathematical Society, che è assegnato ogni due anni come premio per la miglior ricerca di un matematico con meno di quaranta anni. Scrive per il Times, il Daily Telegraph e il Guardian, ed ha partecipato a vari programmi televisivi e radiofonici della BBC. Ha tenuto numerose conferenze in diversi continenti per il mondo bancario, in cui ha parlato della matematica che c’è dietro ai sistemi per garantire la sicurezza delle transazioni via Internet.
è autore di numerosi articoli accademici e libri sulla matematica, tra cui il bestseller L’enigma dei numeri primi, tradotto in molte lingue tra cui il cinese e giapponese, che ha venduto 40.000 copie solo in Italia e Il Disordine Perfetto, uscito in Italia prima che in Gran Bretagna nel 2007 edito da Rizzoli.
Marcus Du Sautoy è cresciuto a Henley on Thames dove ha frequentato la Gillots School e il King James College. Vive a Londra, è sposato ed ha tre figli, gioca a calcio e suona la tromba.




Ho avuto modo di incontrare il professore Marcus Du Sautoy a Trento in occasione di una conferenza organizzata dall’Universita’ degli Studi di Trento, e gli ho posto delle domande.

D. Professore sono onorata di fare la sua conoscenza e di poterle parlare, non avrei mai immaginato che sarebbe stato possibile incontrarla. Ho letto molto di lei, come ricercatore eccellente che ha ottenuto importanti, profondi, e sorprendenti risultati.

R. La ringrazio, ma lei mi sta dando più meriti di quelli che posso avere in realtà

D. Ma lei, professore, è uno dei massimi specialisti mondiali di teoria analitica della matematica, un maestro esemplare, che sa guidare i suoi allievi a fare e ad amare la matematica, scrive libri che affascinano i lettori anche qui in Italia.

R. Certo, il vostro paese ama i miei libri, tanto che il vostro interesse ha pagato la mia casa di Londra, e sorride mentre beviamo un caffè.

D. Professore, mi parla della sua famiglia?

R. Sono sposato con una designer israeliana, abbiamo un figlio e recentemente abbiamo adottato due gemelle in Guatemala. Ci siamo trasferiti laggiù per sei mesi, mio figlio è andato a scuola per imparare la lingua e conoscere la cultura delle sorelle. Come vede siamo una famiglia come tante, non ho solo la matematica in mente.

D. Quali sono i sui hobby?

R. Suono la tromba in una orchestra, amo il calcio e lo gioco, sono tifoso dell’Arsenal e amo il teatro.

D. Non è esattamente cosa di tutti i giorni ciò che mi sta dicendo, noi abbiamo un’idea diversa dei matematici.

R. Guardi, signora, bisogna demistificare i luoghi comuni sugli scienziati e in particolare sui matematici, che siano tutti sciatti, sbadati, artistici, dei veri e propri disadattati; non siamo diversi dagli altri intellettuali.

D. I luoghi comuni sulla eccentricità dei matematici si devono, mi sembra, a ragioni evidenti. Trascorrete molto tempo da soli per le vostre ricerche, distaccati dalla società, per il raggiungimento dei vostri scopi a differenza di studiosi di altre discipline. Non le sembra che potreste conciliare la necessità di progredire nella ricerca con quella di un riavvicinarsi alla società?

R. Effettivamente nella nostra società c’è una spaccatura tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche, una divisione responsabile dei mille luoghi comuni che da sempre riguardano la materia. I miei libri celebrano il carattere di questi matematici in quanto individui speciali, che si sono allontanati dalla norma, che poi è quello che sto cercando di fare io stesso. Ma quando uno scienziato deve conquistare nuovi territori, deve isolarsi. Io so di essere atipico perché, pur essendo un matematico, mi piace il calcio e dall’esterno sembro una persona “normale”. Sia che ragioni su un teorema o mi trovi su un campo di calcio, mi concentro allo stesso modo. Il mio modo di lavorare lo posso descrivere come “un atto di meditazione buddista: nel caos della vita quotidiana, mi rifugio nel mio studio, il mio spazio tranquillo.” Quando studio matematica, faccio quello e basta, puoi ragionarci in qualunque contesto.

D. Cosa mi può dire della sua esperienza alla radio e alla televisione?

R. Ho lavorato molto alla radio e alla televisione, esplorando le idee della matematica. Le persone non riuscivano a credere che si potesse fare della matematica in televisione, cosa c’è da vedere? È stato un vero progresso per me riuscire a fare alcuni documentari, in particolare uno sull’Enigma dei numeri primi. Era un programma di viaggio perché la matematica è qualcosa di internazionale. Al momento sto facendo una serie sulla storia della matematica dalla Babilonia fino ai nostri giorni, un programma di grande successo.

D. Lei suona la tromba, ritiene che ci sia un legame tra la musica e la matematica?

R. Nel mio libro Finding Moonshine, (titolo italiano Il disordine Perfetto) c’è un capitolo dedicato alla musica in cui indago il modo in cui i compositori e i musicisti sono sensibili al ragionamento matematico, spesso senza esserne consapevoli: ma non sono loro ad essere matematici incoscienti. In molti pensano di non avere un cervello matematico, ma quando pianificano la loro vita seguono modelli e strutture. Credo che siamo evolutivamente programmati per la matematica, anche se a volte un professore può rovinare questa predisposizione.

D. Non è certo il suo caso. Professore, lei come matematico, oltre alla ricerca si è dedicato anche alla divulgazione. Perché?

R. Credo che essere scienziato non sia solo fare scoperte ma anche renderle note. Ma c’è anche un’altra cosa, io sono diventato matematico perché la generazione precedente alla mia ha fatto lo sforzo di interessare alla matematica il pubblico generale, e ho pensato che avrei voluto fare la stessa cosa, quindi, la mia speranza è che la mia divulgazione incoraggi la prossima generazione di matematici ma anche che incoraggi i politici a riconoscere che la matematica è una parte importante della nostra società e con essa è possibile persino orientarsi in questioni delicate e spinose per cercare un punto di stabilità e di equilibrio tra esigenze opposte. Le soluzioni sono sempre qui dentro, dice toccandosi la testa.

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